#1 Streaming is the new black

Dopo che Big Company come Apple, con Apple TV Channels, Amazon con Amazon Prime Video, Sky con NowTV e le italiane Rai con RaiPlaye Mediaset con Infinity, è la volta di Disney per sfoderare il suo attacco a Netflix con l’annuncio del suo servizio di streaming tv Disney+. La casa madre di Topolino è pronta per lanciare l’applicazione negli Stati Uniti già a partire dal 12 Novembre di quest’anno.
L’Amministratore Delegato Disney, Bob Iger, rivela anche il prezzo, 6,99 dollari, e lo motiva specificando che, trattandosi della prima iniziativa di questo genere da parte della compagnia, si tratta di una mossa dettata dall’obiettivo specifico di attrarre più utenti possibili, e ciò per ottenere pareggio e profitto entro i primi 3 anni dal lancio dell’applicazione.

Cosa offrirà Disney+?

Il format così concepito comprenderà oltre a tutti i classici del brand, anche i contenuti dei marchi di proprietà Disney quali Pixar, Marvel, National Geografic e Lucasfilm. Per il primo anno è già prevista la produzione originale di 10 film e 25 serie tv, l’intera collezione di 30 stagioni dei Simpson, i più amati e conosciuti film Pixar, più 3 spin off degli Avengers e l’intera saga Star Wars.
La domanda che tutti si pongono ora è: cosa farà Netflix?

#2 La controffensiva di Netflix:

l’ora degli investimenti

Se i concorrenti del colosso dello streaming stanno diventando sempre più agguerriti, Netflix non sembra mostrare preoccupanti segni di cedimento, rispondendo al fuoco avversario con poderosi investimenti. Di questi giorni è infatti la notizia che Netflix prevede di investire 200 milioni di euronella produzione di film e serie tv targate Italia. Un impegno economico notevole che vede premiati il talento e la creatività italiani, e che sottolinea l’importanza strategica del nostro paese nel settore cinematografico e dell’intrattenimento, inserendo produzioni originali locali in una vetrina di portata internazionale. Giancarlo Leone, presidente APA (Associazione Produttori Audiovisivi) sostiene in proposito che la partnership tra produttori indipendenti italiani e Netflix costituisca un’opportunità unica che porterà con sé grandi vantaggi in termini di visibilità dei talenti e dei prodotti Made in Italy.

Quali nuovi titoli troveremo?

È un progetto questo che segue una già avviata line up di contenuti quali Baby, sullo scandalo delle baby squillo, Suburra – La serie, sul tema della criminalità romana di Ostia, e Sulla mia pelle, film sugli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi che ha anche regalato il David di Donatello al protagonista (di entrambe le produzioni) Alessandro Borghi. Alcune delle prossime uscite italiane su Netflix sono già state annunciate e tra queste figurano La Luna Nera, serie tv incentrata sul tema della stregoneria nel XVII secolo, Curon, film dalle tinte dark e soprannaturali, e l’adattamento del già celebre film tratto dal romanzo di Federico Moccia Tre metri sopra il cielo.
Non resta che aspettare!

#3 Integrazione verticale:

l’assorbimento di Messenger

Sembra che i lavori siano già cominciati e che Facebook presto assorbirà, almeno in buona parte, le funzionalità di messaggistica istantanea ora deputate alla app Messenger. Tale processo di assimilazione è stato scoperto dalla già nota hacker Jane Manchun Wang, conosciuta per le sue ricerche sulle funzionalità app e social media. Il riassorbimento di Messenger sembra una mossa giunta non a caso, dopo il down delle app di proprietà di Facebook la scorsa settimana e dopo gli innumerevoli problemi legati alla privacy e ai dati degli utenti. Molti si sono lamentati anche dell’eccessiva pesantezza dei tool della app in termini di consumo delle risorse hardware dello smartphone.

Cosa succederà a Messenger?

Per il prossimo futuro è dunque previsto l’accorpamento dei principali prodotti di messaggistica del portafogli a disposizione di Zuckerberg, Instagram, Whastapp e Messenger, che renderà possibile l’interscambio di messaggi da un social all’altro. Messenger tuttavia non scomparirà del tutto: continuerà ad essere presente come app a sé stante anche dopo l’integrazione, ma con funzionalità e scopo differenti rispetto ad ora.