Nato nella primavera 2020, Clubhouse – social network americano rigorosamente audio – si sta facendo largo in Italia, è il caso di dire “ad alta voce” e destando un clamore non indifferente tra i professionisti della comunicazione e del marketing.

Cavalcando l’onda della “rivoluzione audio” degli ultimi anni, che vede nel format del podcast una delle tendenze più promettenti, Clubhouse – unica app vocale senza (almeno per adesso) concorrenti sul mercato – sta facendo letteralmente parlare gli utenti di mezzo mondo.

Il suo funzionamento è molto semplice, ed è proprio questa semplicità ad essere alla base del suo successo. L'idea è simile alle prime chat room di Internet ma, invece che tramite messaggistica istantanea, la conversazione richiede il solo impiego della voce. Ogni utente può creare una "stanza" a cui altri possono unirsi – in veste di moderatori, speaker e ascoltatori.

Nonostante si tratti di un social network piuttosto “esclusivo” – per ora possono accedervi tramite invito solo gli utenti iOS e le room possono accogliere un massimo di cinquemila persone - nelle ultime settimane, si è riscontrata un’alta frequentazione da parte di un vasto pubblico estremamente variegato. Giornalisti, speaker radiofonici, influencer, attivisti e leader di impresa, stanno tenendo banco nelle stanze di Clubhouse in conversazioni che attraggono un gran numero di ascoltatori anche in Italia.

Ma la semplicità e l’esclusività non sono gli unici fattori del successo della piattaforma. Un altro aspetto importante da considerare, infatti, è l’effetto di popolarità improvvisa che questo social innesca ogni volta che chiunque “alza la mano” per prendere la parola. Senza contare poi l’importanza del senso di vicinanza dato dal mezzo vocale - univoco, personale e “inimitabile”.

Una app valutata 12 milioni di dollari e che lascia ancora molto spazio alla sperimentazione da parte dei brand che, a parte per alcune eccezioni, stanno aspettando di vedere come evolverà la situazione prima di buttarsi in una comunicazione così “aperta”.

Come dicevamo, tra i marchi italiani ne troviamo qualcuno che è già approdato su Clubhouse, all’interno di stanze in cui discutere apertamente con gli ascoltatori e mettersi in ascolto di un fenomeno che potrebbe cambiare - o portare ad evolvere – le regole della comunicazione con il consumatore (IlSole24Ore).

Per adesso, restano sicuramente da chiarire gli aspetti che riguardano la regolamentazione della privacy e delle regole di public speaking ma un aspetto fondamentale di Clubhouse è già sotto gli occhi di tutti e potrebbe rappresentare una grande occasione per i manager d’azienda.

Nell’anno in cui, come ha evidenziato il nostro Edelman Trust Barometer, si è registrato un crollo della fiducia nella leadership - nessuno fra leader d’azienda, rappresentanti del governo, CEO, giornalisti, persino leader religiosi, ottiene la fiducia e viene ritenuto capace di fare la cosa giusta - le persone di cui ci si fida sono quelle più vicine a noi, come ad esempio persone che appartengono alle comunità locali e, soprattutto, il mio CEO (76%).



Sarà quindi sul terreno della disintermediazione e delle conversazioni “faccia a faccia” che si svolgerà la sfida per ottenere la fiducia delle audience di riferimento?


Articolo a cura di “Year Zero”, il Next Gen Lab di Edelman Italia

Per rimanere aggiornato sull’argomento, segui Edelman Italia sul nostro sito e sui nostri canali social: Linkedin, Twitter e Instagram.