Gestire in modo corretto ed efficace le proprie finanze non è più un’esigenza esclusiva della popolazione più anziana. Anzi, nei paesi ad alto reddito l’attenzione verso questo tema è in aumento tra i più giovani, complice la digitalizzazione dei servizi finanziari e la possibilità di gestire da mobile il proprio conto: un’opportunità che ha rappresentato una vera e propria rivoluzione copernicana per questa fascia di popolazione. I nuovi strumenti tecnologici hanno quindi favorito l’ingresso di giovani e giovanissimi nel mondo dei servizi finanziari e oggi l’82% di loro (nel range di età che va dai 15 ai 24 anni) possiede un proprio conto in banca, mentre il 76,2% utilizza un conto online per gestire i propri pagamenti(OECD).

Una gestione finanziaria efficiente va di pari passo con l’interesse per il risparmio, l’investimento e per la finanza nel suo complesso: si tratta, insomma, di un’attività che richiede un certo livello di alfabetizzazione di partenza per essere svolta correttamente. Ma qual è la situazione In Italia? Un primo dato interessante è che tra i più giovani è ormai comune definirsi “money driven”: si percepisce così il 38% della GenZ, contro il 25% della GenY. Questo significa che l’interesse per il denaro e per il guadagno ha acquisito un peso piuttosto rilevante tra i giovani italiani, dato che trova ulteriore riscontro se si considera che la GenZ italiana risulta in percentuale più interessata al denaro rispetto alla stessa generazione nel resto d’Europa. “Money driven”, in Italia, diventa sinonimo di spirito imprenditoriale: la maggior parte degli zoomer italiani vorrebbe infatti aprire o dirigere un’attività propria. Se questo obiettivo si rivelasse inconciliabile con una formazione universitaria, in molti si dichiarano disposti a rimandare o saltare del tutto gli studi. (Nielsen).

Eppure, anche se i giovani di oggi si considerano “money driven” i numeri italiani in fatto di educazione finanziaria sono ancora molto bassi. Solo il 30% degli individui in Italia è dotato di alfabetizzazione in questo campo, con enormi disparità di genere, ruolo professionale e distribuzione territoriale. E questi numeri sono molto bassi tra gli studenti, secondo l’ultima indagine OCSE Pisa, la percentuale di studenti italiani in grado di risolvere i compiti più complessi è meno della metà di quella registrata a livello medio OCSE (4,5% vs 10,5%), mentre circa uno studente su cinque non possiede le competenze minime necessarie per prendere decisioni finanziarie responsabili e ben informate. (Pictet). Un altro dato interessante è che i giovani di oggi attribuiscono il ruolo di “gestori finanziari” ai propri genitori. Solo il 4% dei genitori dichiara infatti di aver iniziato a discutere di tematiche finanziarie con i propri figli prima dei 5 anni, il 30% invece ha cominciato a discutere di gestione del denaro quando i figli avevano raggiunto i 15 anni, il 14% non lo ha mai fatto. (Rendimentoetico). Anche in riferimento alle modalità degli acquisti online, si osserva che il 66,5% dei ragazzi effettua l’operazione insieme ai genitori mentre il 33,5% in autonomia (Rainews). Da questi dati risulta chiaro il basso livello di autonomia dei ragazzi in questo ambito e l’impegno necessario che alcuni settori dalla scuola, alla famiglia, alle aziende devono intraprendere in questo senso.

Per quanto riguarda le donne, analizzando il divario di genere in base alla condizione occupazionale, emerge che la partecipazione al mercato del lavoro, e quindi l’avere un reddito personale da gestire, è un fattore che influisce favorevolmente sulle conoscenze finanziarie. Le casalinghe e le pensionate contribuiscono ad ampliare la distanza nei livelli di conoscenza, mentre, se guardiamo al sottogruppo delle lavoratrici autonome, queste risultano più preparate degli omologhi uomini (Banca d’Italia, dati 2020).

Parlare di più di soldi, condividere le strategie che usiamo per risparmiare ed investire è importante perché il livello di alfabetizzazione finanziaria aumenti anche in Italia, tra i più giovani così come tra i più anziani. Tuttavia, il “tema denaro” è difficilmente affrontato con serenità, per via delle implicazioni sociali che comporta. Da sempre, i giovani sono al centro del cambiamento, e spesso rappresentano una forza motrice che porta alla rottura dei tabù sociali, anche di quelli più resistenti. Perché quindi non rompere anche quello che ci rende inibiti, a disagio, nel parlare di soldi? A giocare un ruolo importante in questo caso è l’autostima, che troppo spesso si rispecchia nel proprio valore finanziario: è da questo sostrato che possono nascere sentimenti di vergogna e reticenza. (Today).

Confrontarsi con amici e conoscenti, ma anche trovare nuovi punti di riferimento per migliorare la propria gestione finanziaria (o per impararne le basi) è fondamentale: in Italia, solo in 4 casi su 10 gli interlocutori primari dei ragazzi su questo tema sono gli insegnanti, mentre in 9 casi su 10 sono i genitori a rivestire un ruolo fondamentale. Un quadro, va ricordato, non particolarmente incoraggiante se consideriamo che, come detto prima, solo il 30% degli individui in Italia ha un’alfabetizzazione finanziaria di base. Definire un percorso di formazione più strutturato , che vada oltre il contesto familiare, è quindi un obiettivo importante da perseguire (Sole24Ore).

Alla luce di tutto questo, tocca alle aziende intercettare e comprendere le esigenze dei giovani che si avvicinano a questi ambiti, non solo focalizzandosi sulla GenZ ma anche sui giovanissimi. Come? È necessario comunicare in maniera diretta con le nuove generazioni e portare avanti un’analisi delle modalità corrette per intercettare le loro esigenze e interessi. È inoltre importante riuscire a educare i genitori a educare i propri figli in modo da renderli autonomi fin da piccoli. Le aziende, quindi, non devono limitarsi ad ascoltare. Esse devono trovare il modo di coinvolgere i più giovani - e i loro punti di riferimento - all’interno di una comunicazione che risulti efficace, sincera e mai noiosa.

Articolo a cura di Daria Signorotto e Matilde Marozzi – “infiltrate” di Year Zero, il Next Gen Lab di Edelman Italia