Spesso è proprio nel fallimento che sono nascosti i semi del successo futuro. Di questa massima, fondamentale per le startup tecnologiche, dovremmo tutti fare tesoro. “Ever tried, Ever failed, No matter. Try again. Fail again. Fail better”, Samuel Beckett sintetizza efficacemente una lezione di vita alla quale dovremmo dare ascolto, ricordandoci che per “riprovare” è necessario continuare ad acquisire nuove abilità in corso d’opera, non aspettare mai che qualcun altro ci dica cosa imparare, essere costantemente pronti al cambiamento.

È un consiglio (tre, in realtà) che potrebbe tornare utile soprattutto in tempi come questi. L’emergenza ha generato insicurezza, ci ha aiutati a comprendere e utilizzare meglio la tecnologia; ci ha costretti a reinventare non solo il business ma anche le nostre stesse vite.

La pandemia ci sta anche costringendo a tracciare il percorso verso nuovi orizzonti, a provare nuove soluzioni, a considerare nuove possibilità, ad abbattere le barriere di ciò che pensavamo fosse impossibile.

In realtà, l’emergenza Coronavirus non ha modificato quello che è sempre stato il mio personale approccio al cambiamento. Da sempre, infatti, sono una grande sostenitrice della formazione continua; ho sempre creduto che la necessità di continuare ad imparare e riqualificarci debba essere considerata cruciale per il nostro sviluppo non solo come esseri umani ma anche come professionisti. La maggior parte delle cose assimilate nel corso della nostra carriera, prima o poi, sono destinate a non essere più rilevanti, da questo semplice assunto nasce il bisogno di evolvere costantemente e di tentare nuove possibilità.

Come dice Paolo Gallo - responsabile delle Risorse Umane al World Economic Forum di Ginevra e autore di "The Compass and the Radar", un libro che consiglio vivamente a tutti di leggere – “dobbiamo diventare macchine dell’apprendimento continuo. Non abbiamo scelta, altrimenti saremo fuori dai giochi, lasciati indietro come uomini delle caverne dopo l'età della pietra”.

Per progredire, dobbiamo fare della formazione continua il nostro obiettivo personale.

Sicuramente, le aziende ci aiuteranno, tutti impieghiamo tempo e risorse preziose per la formazione dei membri del nostro team. Il governo favorirà il processo di apprendimento di nuove competenze e garantirà corsi di formazione per consentire ai meno giovani di stare al passo con le nuove abilità richieste dalla digitalizzazione. Le scuole e le università continueranno a insegnare le materie utili per migliorare noi stessi e per essere pronti ad affrontare l'ambiente di lavoro che riteniamo più adatto alle nostre attitudini e inclinazioni.

Ma l’intervento delle aziende, dei governi e della scuola non sarà sufficiente.

La formazione, la riqualificazione, l'apprendimento costante, dovrebbe essere innanzitutto una questione di responsabilità individuale, inclusa nell’economia familiare, nella nostra spesa quotidiana, proprio come il pane, l'olio, la pasta e altri beni essenziali. Non possiamo semplicemente aspettare che qualcun altro ci fornisca ciò di cui potremmo aver bisogno per provare ancora, eventualmente fallire di nuovo, e poi riprovare ancora una volta. Pensare di aver raggiunto un punto di arrivo equivale a mentire a noi stessi. Le nostre menti sono estremamente duttili: siamo perfettamente equipaggiati per rimanere al passo con i tempi, per imparare nuove competenze, per conquistare territori sconosciuti, per lasciarci la paura dell'ignoto alle spalle.

Secondo Paolo Gallo, sono tre le regole che vanno rispettate e tenute ben a mente: non essere troppo specializzati; il fallimento rientra nel successo se sappiamo imparare da esso; il processo di apprendimento non ha mai fine. Per imparare ad attenerci a queste regole - suggerisce Gallo – sono essenziali la propensione all’ascolto e la volontà di rimanere connessi. Le opportunità da cogliere sono tante. Il bisogno di sviluppare nuove capacità cresce in sintonia con lo scorrere del tempo, e nessuno verrà a ricordarci di farlo.

I cambiamenti sono sotto i nostri occhi e, per catturarli e pianificare le nostre prossime mosse, è indispensabile metterci in ascolto del mondo che ci circonda ed essere pronti a uno scambio continuo di esperienze.

Ancora una volta, la tecnologia è qui per aiutarci. Si pensi soltanto all’immensa quantità di informazioni preziose disponibili online (stando però ben attenti alla verifica dei fatti: la conoscenza è là fuori, ma lo stesso vale per le menzogne). Basta aprire la mente per rendersi conto che le opportunità sono infinite; non solo le opportunità di imparare, ma anche di condividere quello che abbiamo imparato. E il valore dei social media, in questo processo, emerge prepotentemente: l’acquisizione di nuove competenze e la diffusione delle proprie esperienze, grazie alle reti social non hanno più confini.

Non dobbiamo mai dimenticare che il nostro primo e più importante dovere - come studenti, come tirocinanti, come professionisti, come esseri umani - deve essere quello di impegnarci a rafforzare e aggiornare costantemente le competenze di cui avremo bisogno per affrontare i cambiamenti che verranno.

Concludo con la condivisione di un’esperienza che ha contribuito a formare la mia consapevolezza rispetto al tema del rinnovamento personale. Recentemente, abbiamo festeggiato il centesimo compleanno di Dan Edelman, un gigante della comunicazione, le cui spalle hanno sorretto una moltitudine di professionisti del marketing e delle relazioni pubbliche, sin dalla fondazione della sua agenzia di RP nel 1952.

Se c'è una lezione che ho imparato da lui (e sono tante, credetemi), quella lezione è: "Rimanete umili e curiosi".

Sono sempre più convinta che sia proprio quello che ci vuole per continuare ad imparare e rinnovarsi costantemente per poter affrontare il mondo nuovo di zecca, e ancora tutto da esplorare, in cui viviamo.


Fiorella Passoni, CEO Edelman Italia