ZUCKERBERG INCONTRA IL PARLAMENTO EUROPEO

Il 22 maggio il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, ha presenziato a un incontro a Bruxelles per rispondere alle domande del Parlamento Europeo.

A differenza del summit con il Congresso degli Stati Uniti, questo incontro non è durato nemmeno un’ora, e le domande sono state poste tutte insieme in precedenza affinchè le risposte potessero essere sintetizzate in un unico discorso. Come molti non hanno tardato a sottolineare (compresi gli europarlamentari), molti quesiti non hanno avuto risposta, ma è stato concordato che ci sarebbe stato un riscontro scritto in seguito.

Ecco un riassunto in cinque punti di ciò che Zuckerberg ha affermato durante l’incontro di Bruxelles.

#1 I CONTENUTI INAPPROPRIATI

Facebook si è evoluto nel corso del tempo: non è più un social universitario controllato da un team di poche persone.
I contenuti viaggiano da un capo all’altro del mondo e non sempre la loro natura è adatta alla condivisione. Che siano mezzi di propaganda terroristica, atti di bullismo o di autolesionismo, Facebook oggi si è dotato di un sistema di Intelligenza Artificiale capace di scovare e rimuovere i contenuti non conformi alle regole della community.

L’Intelligenza Artificiale è riuscita a fermare – da sola – il 99% dei post provenienti da Al-Qaeda, ma l’azienda non punta unicamente su macchine efficienti: Zuckerberg ha più volte sottolineato che sono state fatte un gran numero di assunzioni (ha parlato di 10 000 persone in più in 12 città europee) proprio perché ci sia un lavoro di moderazione anche da parte di coscienze umane, non solo robotiche.

La visione di Facebook si sta evolvendo, abbracciando un atteggiamento proattivo, piuttosto che uno reattivo: il social non aspetta più che siano gli utenti a riportare i contenuti inappropriati, ma agisce per primo al fine di rimuoverli.

#2 LE FAKE NEWS

“Nessuno su Facebook vuole le fake news” afferma Zuckerberg: allora perchè sono così diffuse? Quali sono le precauzioni che sta prendendo l’azienda nei confronti di questa minaccia?

Per poter rispondere a questa domanda, il CEO di Facebook ha spiegato che non può esserci un’unica soluzione, visto che sono diverse le tipologie di utente che condividono queste notizie.

  • La prima tipologia è costituita dagli spammer: coloro che usano titoli sensazionalistici per poter monetizzare dai clic e dalle condivisioni. Per poterli combattere, le misure da prendere riguardano strettamente la monetizzazione dei loro contenuti: togliendo loro il guadagno e il motivo per diffondere fake news, non saranno portati a farlo.
  • Il secondo tipo è costituito dai fake account: questa pratica è diffusa specialmente quando si vogliono condividere notizie false durante le elezioni. Le misure prese da Facebook nei confronti di questi profili agiscono entro un minuto dalla registrazione, il tempo necessario all’Intelligenza Artificiale per capire se sono persone reali o meno.
  • Il terzo gruppo è costituito dalle persone che sono inconsapevoli di condividere fake news: in questo caso, il social vuole predisporre il supporto di una serie di Fact Checkers, in modo che non sia Facebook a decidere ciò che è giusto o sbagliato, ma una società partner esterna (come sta già succedendo in Francia e Germania) il cui nome sarà di dominio pubblico.
    Seifact checkers rilevassero che un post potrebbe essere una possibile fake news, l’algoritmo di Facebooknon contribuirebbe alla sua diffusione.

#3 LE ELEZIONI

Una parentesi specifica è stata aperta sulle elezioni: il 2018 e il 2019 in particolare sono anni che vedranno cambiamenti nell’organico di governo di diversi Stati (Slovenia, Svezia, Polonia, Belgio ma anche nel Parlamento Europeo stesso).

Facendo riferimento alle interferenze russe durante le elezioni americane, Zuckerberg ha affermato che le fake news sono la priorità numero uno, e che sono già in atto delle precauzioni per fermare gli account fake: ci sono stati ottimi risultati già con le elezioni francesi (con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale sono stati fermati 30 000 account fasulli). Ha parlato inoltre di una cooperazione con la Federal Election Commission per poter fermare questo fenomeno.

Ma ciò che costituisce per Zuckerberg la soluzione principale per fermare questo tipo di propaganda consiste in un aumento della trasparenza e dell’affidabilità.

#4 GDPR E REGOLAMENTAZIONI

“La domanda non è se ci sia bisogno o meno di una regolamentazione, ma se sia in atto la giusta regolamentazione”, afferma il CEO di Facebook. In tempi come quelli di oggi, è “importante e inevitabile” che si ponga una regolamentazione sull’utilizzo dei dati.
Facebook sta implementando delle strutture al fine di proteggere gli utenti, ma Zuckerberg ha specificato che le misure che si stanno adottando sono pensate da un lato per tutelare gli utilizzatori del social, ma dall’altro non sono così restrittive da non permettere all’AI di evolvere e alle start up di crescere.

Riguardo il GDPR nello specifico, la messa in atto era prevista per il 25 maggio, ma l’azienda si è mossa molto prima per fare in modo che tutti gli utenti fossero pienamente consapevoli dell’utilizzo dei loro dati e per far sì che dessero il consenso entro i termini.

#5 LA PUBBLICITÀ

Quando ha dedicato parte del suo discorso sulla pubblicità, Zuckerberg non ha voluto soffermarsi sul concetto dell’utilizzo dei dati dal punto di vista dei consumatori, come la maggior parte dei contestatori ha sempre fatto.
Ha usato un altro punto di vista, quello delle piccole aziende: attraverso i tool e gli analytics messi a disposizione da Facebook, infatti, 70 milioni di piccole imprese sparse per il mondo hanno potuto far crescere il loro business, ;senza spendere gran parte del loro budget in ricerca e analytics. Ciò ha permesso di guadagnare un vantaggio competitivo non indifferente, se si considera che un certo tipo di strumenti erano a disposizione solo di grandi multinazionali.

Usare questi tools significa anche contribuire a creare nuovi posti di lavoro, perché le aziende devono assumere persone specializzate per poterli implementare al meglio.